XXII

Santificazione e perseveranza

La dottrina della giustificazione conduce in modo naturale a quella della santificazione. La condizione di giustificazione esige una vita di santificazione, consacrata al servizio di Dio.

1. Natura e caratteristiche della santificazione. La santificazione può essere definita come quell'operazione di grazia e continua dello Spirito Santo mediante la quale Egli purifica il peccatore, rinnova l'intera sua natura all'immagine di Dio, e lo mette in grado di eseguire buone opere. Essa differisce dalla giustificazione nel fatto che quest'ultima ha luogo nella vita interiore dell'uomo, non è un atto giuridico ma di ricreazione, è di solito un procedimento lungo, e non raggiunge mai in questa vita completo compimento, o perfezione. Sebbene essa sia decisamente un'opera sovrannaturale che Dio compie, il credente può e deve cooperare in essa facendo diligente uso dei mezzi che Dio ha posto a sua disposizione (2 Co. 7:1; Cl. 3:5-14; 1 Pi. 1:22). La santificazione non consiste nella semplice estrazione, messa in opera, di ciò che già è stato dato nella rigenerazione, ma serve per rafforzare, aumentare e fortificare la nuova vita. Essa consiste di due parti: la rimozione graduale della contaminazione e corruzione della natura umana (Ro. 6:6; Ga. 5:24), e lo sviluppo graduale della nuova vita nella consacrazione a Dio (Ro. 6:4,5; Cl. 2:12; 3:1,2; Ga. 2:19). Sebbene essa avvenga nel cuore dell'uomo, essa influisce sull'intera vita (Ro. 6:12; 1 Co. 6:15,20; 1 Ts. 5:23). La trasformazione nell'uomo interiore deve per forza manifestarsi in un cambiamento nella vita esterna. Che l'uomo debba cooperare nell'opera della santificazione risulta dai continui ammonimenti contro mali e tentazioni che la Scrittura ribadisce (Ro. 12:9,16,17; 1 Co. 6:9,10; Ga. 5:16-23) e dalle costanti esortazioni ad una vita santa (Mi. 6:8; Gv. 15:4-7; Ro. 8:12,13; 12:1; Ga. 6:7,8,15).

2. Il carattere imperfetto della santificazione in questa vita. Sebbene la santificazione influisca su ogni parte della vita umana, in questa vita lo sviluppo spirituale dei credenti rimane imperfetto. Fintanto che vivranno dovranno lottare col peccato (1 Re 8:46; Pr. 20:9; Gm. 3:2; 1 Gv. 1:8). La loro vita è caratterizzata da una costante guerra fra la carne e lo spirito, ed anche il migliore fra i credenti dovrà confessare i suoi peccati (Gb. 9:3,20; Sl. 32:5; 130:3; Pr. 20:9; Is. 64:6; Da. 9:7; Ro. 7:14; 1 Gv. 1:9), pregare per ottenerne il perdono (Sl. 51:1,2; Da. 9:7; 9:16; Mt. 6:12,13; Gm. 5:15, e adoperarsi per una maggiore perfezione (Ro. 7:7-26; Ga. 5:17; Fl. 3:12-14). Questa verità è negata dai cosiddetti perfezionisti, i quali sostengono che un credente possa arrivare in questa vita alla perfezione. Essi fanno appello al fatto che la Bibbia chiami i credenti ad essere perfetti (Mt. 5:48; 1 Pi. 1:16; Gm. 1:4), parli di alcuni come di perfetti (Ge. 6:9; Gb. 1:8; 1 Re 15:14; Fl. 3:15), e dichiari che coloro che nascono da Dio non pecchino (1 Gv. 3:6,8,9; 5:18). Il fatto però che noi si debba perseguire la perfezione, non prova che alcuni possano di fatto essere perfetti. Inoltre, la parola "perfetto" non sempre significa esente da peccato. Noè, Giobbe ed Asa vengono chiamati 'perfetti', ma la storia prova chiaramente che essi non fossero privi di peccato. Giovanni evidentemente intende che l'uomo nuovo non pecca, o che i credenti non vivono abitualmente nel peccato. Egli stesso dice che se noi presumiamo di non peccare, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi (1 Gv. 1:8).

3. Santificazione e buone opere. La santificazione conduce molto naturalmente ad una vita di buone opere. Esse possono essere chiamate i frutti della santificazione. Le buone opere non sono opere perfette, ma opere che sorgono dal principio dell'amore di Dio o fede in Lui (Mt. 7:17,18; 12:33,35; Eb. 11:6), opere fatte in consapevole conformità con la volontà rivelata di Dio (De. 6:2; 1 Sa. 15:22; Gm. 2:8), e che hanno come loro scopo finale la gloria di Dio (1 Co. 10:31; Cl. 3:17,23). Solo coloro che sono stati rigenerati dallo Spirito di Dio possono eseguire tali buone opere. Questo non significa, però, che le persone non rigenerate non possano fare del bene. (cfr. 2 Re 10:29,30; 12:2; 14:3; Lu. 6:33; Ro. 2:14). In virtù della grazia comune di Dio essi possono eseguire opere in conformità esteriore alla legge e che serve a lodevoli propositi. Le loro opere, però, sono sempre radicalmente difettose, perché sono separate dalla radice spirituale dell'amore verso Dio, non rappresentano alcuna reale obbedienza interiore alla legge di Dio, e non hanno per scopo ultimo la gloria di Dio. In opposizione ai Cattolici romani, è necessario ribadire che le buone opere dei credenti non sono meritorie (Lu. 17:9,10; Ef. 2:8-10; Tt. 3:5), sebbene Dio prometta di ricompensarle con una ricompensa di libera grazia (1 Co. 3:14; Eb. 11:26), ed in opposizione agli Antinomisti è necessario ribadire altresì la necessità delle opere buone (Cl. 1:10; 2 Ti. 2:21; Tt. 2:14; Eb. 10:24).

4. La perseveranza dei santi. L'espressione "perseveranza dei santi" suggerisce di per sé un'attività continua dei credenti per cui essi perseverano sulla via della salvezza. Di fatto, però, la perseveranza alla quale qui si fa riferimento, non è tanto un'attività dei credenti, ma un'opera di Dio, alla quale essi partecipano. Strettamente parlando, la certezza della salvezza si fonda sul fatto che Dio persevera. La perseveranza può essere definita come quell'opera continua dello Spirito Santo nel credente, per la quale l'opera della grazia divina che è cominciata nel cuore, viene continuata e portata a compimento. Questa dottrina viene chiaramente insegnata nelle Scritture (Gv. 10:28,29; Ro. 11:29; Fl. 1:6; 2 Ts. 3:3; 2 Ti. 1:12; 4:18). È solo quando noi crediamo in questa perseveranza di Dio che in questa vita non possiamo raggiungere la certezza della salvezza (Eb. 3:14; 6:11; 10:22; 2 Pi. 1:10). Al di fuori dai circoli riformati questa dottrina non trova favore. Si dice che essa verrebbe contraddetta dalle Scritture, le quali ammoniscono contro l'apostasia (Eb. 2:1; 10:26), esorta i credenti a continuare sulla via della salvezza (Mt. 24:13; Cl. 1:23; Eb. 3:14), e persino riporta casi di apostasia (1 Ti. 1:19,20; 2 Ti. 2:17,18; 4:10). Tali ammonizioni ed esortazioni potrebbero far pensare che sia possibile decadere dalla fede, ed in tali casi provare il fatto in modo assoluto. Di fatto, però, questi ammonimenti ed esortazioni provano solo che Dio opera in modo mediato, e desideri che l'uomo cooperi nell'opera della perseveranza. Inoltre non c'è prova che gli apostati menzionati siano stati davvero credenti (Cfr. Ro. 9:6; 1 Gv. 2:19; Ap. 3:1).

Testi da imparare a memoria. Brani che comprovano:

a. La santificazione come opera di Dio:

"Ora il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo" (1 Ts. 5:23).

"Infatti colui che santifica e quelli che sono santificati provengono tutti da uno per questo motivo egli non si vergogna di chiamarli fratelli" (Eb. 2:11).

b. La cooperazione dell'uomo nella santificazione.

"Avendo dunque queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito. compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio" (2 Co. 7:1).

"Procacciate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore" (Eb. 12:14).

c. La mortificazione del vecchio uomo

"sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, perché il corpo del peccato possa essere annullato e affinché noi non serviamo piú al peccato" (Ro. 6:6).

"Ora quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze" (Ga. 5:24).

d. La vitalizzazione del nuovo uomo

"e per essere rivestiti dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità" (Ef. 4:24).

"e vi siete rivestiti dell'uomo nuovo, che si va rinnovando nella conoscenza ad immagine di colui che l'ha creato" (Cl. 3:10).

e. La santificazione in questa vita è incompleta

"Infatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene, poiché ben si trova in me la volontà di fare il bene, ma io non trovo il modo di compierlo" (Ro. 7:18).

"Non che io abbia già ottenuto il premio, o sia già arrivato al compimento, ma proseguo per poter afferrare il premio, poiché anch'io sono stato afferrato da Gesù Cristo" (Fl. 3:12).

f. La natura delle buone opere

"Samuele disse: Gradisce forse l'Eterno gli olocausti e i sacrifici come l'ubbidire alla voce dell'Eterno? Ecco l'ubbidienza è migliore del sacrificio, e ascoltare attentamente è meglio del grasso dei montoni" (1 Sa. 15:22).

"Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun'altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio" (1 Co. 10:31).

"Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano" (Eb. 11:6).

g. La perseveranza dei santi

"e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio" (Gv. 10:28,29).

"Per questo motivo io soffro anche queste cose, ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e sono persuaso che egli è capace di custodire il mio deposito fino a quel giorno" (2 Ti. 1:12).

"Il Signore mi libererà ancora da ogni opera malvagia e mi salverà fino a portarmi nel suo regno celeste. A lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen" (2 Ti. 4:18).

Per lo studio ulteriore:

Che cosa puoi dedurre dai seguenti brani a proposito della santificazione completa? Fl. 3:21; Eb. 12:23; Ap.14:5; 21:27.
Quali parti dell'uomo vengono influenzate dalla santificazione? Secondo Gr. 31:24; Fl. 2:13; Ga. 5:24; Eb. 9:14.
Che cosa significa la parola "perfetto" nei segg. brani: 1 Co. 2:2; 3:1,2; Eb. 5:14; 2 Ti. 3:16?
Domande di revisione

Che cos'è la santificazione e in che cosa differisce dalla giustificazione?
È un'opera dell'uomo o di Dio?
In quali due parti consiste la santificazione?
Quale prova vi è che la santificazione in questa vita sia incompleta?
Chi nega questo, e su quale base? Come potresti rispondergli?
Che cosa sono le buone opere in senso stretto?
Fino a che punto possono compiere opere buone le persone non rigenerate?
Le buone opere sono meritorie, oppure no? Non ci viene forse insegnato che esse meritano una ricompensa?
In che senso sono necessarie le buone opere?
Che cosa si intende per "perseveranza dei santi"?
Come può essere provata questa dottrina?
(22, continua).


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www.iglesiareformada.com
Biblioteca
Sommario della dottrina cristiana
di Louis Berkhof
(Edimburgh: The Banner of Truth Trust, 1974, traduzione di Paolo Castellina)

Sommario della Dottrina cristiana, di Louis Berkhof, 1938

Introduzione
1. La religione
2. La rivelazione
3. La Scrittura

La dottrina su Dio e la Creazione
1. La natura essenziale di Dio
2. I nomi di Dio
3. Gli attributi di Dio
4. La Trinità
5. Il divino decreto
6. La creazione
7. La provvidenza

La dottrina sull'uomo in rapporto a Dio
1. L'uomo nel suo stato originale
2. L'uomo in stato di peccato
3. L'uomo nel patto di grazia

La dottrina sulla persona e dell'opera di Cristo
1. Nomi e natura di Cristo
2. Gli stati di Cristo
3. Le funzioni di Cristo
4. L'espiazione compiuta da Cristo

La dottrina sull'applicazione dell'opera di redenzione
1. Le operazioni comuni dello Spirito Santo: la grazia comune
2. Chiamata e rigenerazione
3. Conversione: ravvedimento e fede
4. La giustificazione
5. Santificazione e perseveranza

La dottrina sulla chiesa e i mezzi della grazia
1. Natura della Chiesa
2. Il governo e il potere della Chiesa
3. La Parola di Dio e i sacramenti in generale
4. Il battesimo cristiano
5. La Cena del Signore

La dottrina sulle ultime cose
1. La morte fisica e lo stato intermedio
2. La seconda venuta di Cristo
3. La risurrezione, il giudizio finale e lo stato finale